Avete presente quella sensazione di stare dentro un sogno e di vivere il vostro giorno dei giorni? Un tipo di sensazione sulla pelle, nella pancia, nel cuore, che ti attanaglia e ti toglie il fiato. Quello stritolamento di viscere che però ti fa stare vigile ed un pò stordito allo stesso tempo? Ecco, non è poesia né finzione, ma realtà. Questo ha rappresentato per lungo il tempo il Bernina Express dentro di me.
Ma andiamo con ordine e cominciamo dall’inizio della storia, nel luogo in cui il viaggio è iniziato: Tirano.
Tirano
Ritorniamo al ponte festivo di fine Ottobre, quello con Halloween nel mezzo, in cui dunque già un po’ di tenebre e magia sono doverose. Partiamo presto da Genova ed un insolito calore, per essere quasi novembre, ci accoglie. Vogliamo conoscere le meraviglie di questa cittadina, così poco citata se non per la sua stazione ferroviaria.
Oggi non ci interessa troppo quest’ultima, o meglio, giusto una rapida sbirciatina ai treni rossi, per degustare la magia del giorno dopo. Da qui in poi è un rapido susseguirsi e girovagare tra viuzze, perdendosi tra chiese romaniche, santuari imponenti ed importanti palazzi.



Tra questi, scopriamo di palazzo Salis, con i suoi incredibili 500 anni di storia. Basti pensare che da qui è transitato anche Giuseppe Garibaldi, mentre Palazzo Salis é rimasto attraverso i secoli sempre di proprietà dei Conti Sertoli Salis.
Si sviluppa su una struttura che presenta una facciata di stile tardo-cinquecentesco, fiancheggiata da due torri, con un portale centrale barocco realizzato su disegno del Vignola. Dall’ ingresso s’infila un portico che conduce al suggestivo giardino interno “all’italiana”, uno dei più significativi della Lombardia e senz’altro il più noto in Valtellina. Il museo vanta tanti saloni ancora mantenuti fedelmente, in cui perdersi nel lontano passato tra tele, mobili antichi e gioielli incredibili. Il tour si conclude nel magico giardino che ospita tantissime specie floreali colorate.
Il giro cittadino prosegue verso il santuario della madonna di Tirano e rimaniamo davvero stupiti dalla bellezza sia della sua facciata esterna che del suo fasto incredibile all’interno. Pensate che per l’eleganza, la grazia e la ricchezza dell’architettura e delle decorazioni a stucco, delle sculture e degli affreschi, il santuario viene considerato, con il duomo di Milano e la certosa di Pavia, una delle tre chiese più belle della Lombardia.



La notte arriva presto, cala il silenzio che porta consiglio, o forse solo adrenalina per l’avvicinarsi del momento in cui il sogno si può avverare.
Bernina Express
La partenza è molto presto: alle 7 il treno delle ferrovie retiche ci attende puntuale (ça va sans dire) in stazione. Saltello dall’agitazione e dall’euforia, nonostante la sveglia delle 5.50. Ancora non mi rendevo conto che l’avrei fatto tutto il giorno dalla gioia! Alla sera, esausta ma felice, all’uscita della stazione avrei avuto anche le lacrime agli occhi.

Ma cerchiamo di capire il perché.
Non andrò nel dettaglio di ogni tappa, perché delle 2 ore e 15 minuti di viaggio tra Tirano a Saint Moritz, non ci si si può fermare ovunque se si ha a disposizione una sola giornata. Nonostante ciò, riconoscevo tutti i dettagli di ogni paese, anche solo vedendoli veloci dal finestrino. Ero talmente emozionata all’idea di questo giorno, che il podcast sul trenino rosso e la guida cartacea credo di averli interiorizzati totalmente.
Il Bernina Express parte da Tirano, supera il confine con la Svizzera, oltrepassa Campocologno e grazie al viadotto di Brusio continua a salire sempre più, costeggia il lago di Poschiavo che si può ben ammirare dalle fermate di Miralago e Le Prese per continuare a salire passando per Poschiavo e Cavaglia. Prosegue il suo percorso in una tratta di alta montagna: ad Alp Grum si è già a 2000 m e la salita non è terminata perchè il punto più alto lo si raggiunge sul passo, all’altezza dell’Ospizio Bernina. Da qui in poi la ferrovia è tutta in discesa, anche per un lungo tratto rimane ad altezza elevata in corrispondenza dei ghiacciai (fermate Lagalb – Diavolezza, Morteratsch e Muottas Muragl), e superate Pontresina e Celerina, termina la sua corsa a Saint Moritz.


Dunque, all’andata si tira dritto, tutto d’un fiato per scorgere la bellezza il più possibile, carpire i dettagli ed i segreti, catturare fotografie ad ogni angolo e prefigurarsi nella testa quei luoghi durante il ritorno. Sì, perché l’unico modo per vivere davvero il trenino rosso, è quello di poter scendere dal treno e fare dei tratti a piedi, nella natura incontaminata e nella bellezza più pura.
Saint Moritz dunque viene visitata velocemente, complice anche la chiusura domenicale dei negozi, ed un giro rapido attorno al lago. Da qui si riprende il treno ma questa volta l’obiettivo è chiaro: Ospizio Bernina ci avrebbe atteso e guidato a piedi fino ad Alp Grum.

Non vi dico quante volte abbiamo pensato a quale tappa fosse la migliore da vivere, nella paura di fare la scelta sbagliata. Beh, con il senno di poi, sono davvero felice della scelta fatta, complice il caldo insolito ed i colori autunnali che ci hanno tolto il fiato, letteralmente.
Ospizio Bernina è il punto più alto che viene raggiunto dal treno e subito ci meravigliamo con i pannelli raffiguranti la sua storia, con foto in bianco e nero, del lontano secolo scorso, in cui il veicolo circolava a stento tra mura di neve e ghiaccio. Un tempo quasi remoto, lontano, in cui gli uomini erano davvero diversi da quelli di oggi, e dove la fatica la si scorgeva forte e chiara sui loro visi.



La stazione prende il nome dall’omonimo rifugio che si trova situato sul valico della carrozzabile del passo, siamo a 2.253 m di altezza, ai piedi del ghiacciaio del Bernina. Sul ventoso Passo del Bernina, lungo le trafficate rotte commerciali nord-sud fra la mite Valtellina e il rigido Nord, per secoli l’Ospizio ha funto da luogo di sosta e di trasbordo merci per i somieri: nei secoli il passo rivestì una grande importanza per i collegamenti tra Valtellina e Grigioni.
Quasi con una stretta al cuore, mi giro e rimango impietrita davanti a tanta bellezza ed al cospetto della vetta di fronte a me: lo sguardo è in primo luogo attirato dal Sassal Masone (3031 m) con il suo omonimo rifugio (2355 m) e dal Piz Cambrena (3604 m) che, con il suo imponente ghiacciaio domina la piana dell’Ospizio Bernina.
Non trovo più parole e da qui lascio andare solo il cuore e la macchina fotografica, perché voglio portare tutto con me e registrare per sempre quegli attimi di battiti accelerati ed occhi lucidi.

E’ il 30 ottobre, pieno autunno, non c’è neve che ci fermi ed allora possiamo scendere a ritroso verso la stazione precedente. Alp Grum è davvero un concentrato di storia perché è proprio qui che si ricorda, con una targa in legno, posta sulla facciata del rifugio e recante delle scritte in giapponese, il gemellaggio tra la Ferrovia del Bernina e quella della linea Hakone–Tozan. Questa venne costruita a Tokio dopo che una delegazione giapponese, rimasta entusiasta da questo tratto della Ferrovia Retica, decise di riproporla nel paese del Sol Levante. Dall’Alp Grum, che si trova a 2941 m, si può ammirare il ghiacciaio del Palù e l’omonimo laghetto ai piedi del ghiacciaio, le cui acque cambiano colore a seconda del tempo.
Quello che più mi ha affascinato però nel percorrere la tratta tra le due stazioni, è l’aver attraversato tanti ambienti diversi e tutti meravigliosi.



Dapprima si apre davanti agli occhi l’incomparabile panorama costituito dai due laghi scintillanti: lo scuro Lej Nair, che fluisce verso nord, in direzione dell’Inn, e dunque del Mar Nero, e il lattescente Lago Bianco, appartenente al bacino del Po. Il lago Bianco (o Lej Alv) presenta un colore chiaro e candido poiché è alimentato dalle nevi e dai ghiacciai che si sciolgono e ha un fondale costituito da roccia e sabbia.
Il percorso attorno al lago è facile, in piano, perfetto per ogni clima (eccetto quello invernale in cui è ghiacciato, ovviamente), adatto a tutti, anche ai più piccolini. Al termine di questo, si prosegue per una buona mezz’ora nella foresta di larici, che mantengono il loro colore arancione ad accoglierci. E’ un semplice trekking, che ti guida con un dolce saliscendi, ai punti panoramici sopra Alp Grum.



Qui il mio cuore si è veramente fermato e lo sguardo si è disteso in tutta la sua bellezza sulla natura davanti a me. Non trovo parole per descrivere tutto quello che sento. Sono solo grata di poterlo vivere.
Ancora una ripida discesa ed eccoci in stazione, in cui perdiamo il treno davvero per un soffio! Poco male: l’attesa di un’ora per il treno successivo sarà la scusa per ammirare il Palù davanti a noi, con i suoi 4000 m a proteggerci dai raggi solari, ormai sempre più freddi.
Questa sosta improvvisa rallenta l’itinerario che volevamo fare e la successiva tappa a Le Prese sarà più buia del previsto. Nonostante ciò, gli ultimi riflessi di luce ed un cielo che diventa sempre più rosa, ci cullano fino all’ultimo, in una bellissima passeggiata fino a Miralago, in cui riprendiamo il treno per tornare infine a Tirano.

Ancora oggi, a distanza di due mesi, sento un’emozione fortissima nel raccontare queste sensazioni e penso davvero che il vivere dentro un sogno, sia la realizzazione più alta e sublime della realtà.
Non abbiate limite ai vostri sogni, cercate di capire davvero quali sono, ed inseguiteli con tutte le vostre forze.
Chiudo da come ho iniziato: voglio ricordare quella sensazione di farfalle allo stomaco ed a quel fiato corto davanti alla bellezza incommensurabile della natura davanti a noi: impariamo sempre a rispettarla e lei ci sorprenderà ogni volta, come sempre.