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Ferrata Cresta Ovest della Marmolada


La Ferrata di Punta Penia risale la cresta ovest della Marmolada, permettendo di raggiungere il punto più alto del gruppo; la storica ferrata non presenta particolari difficoltà tecniche durante la salita ma si sviluppa in un ambiente selvaggio di alta montagna.

Di seguito, un estratto tratto dall’articolo Marmolada: dal sogno alla realtà (per leggerlo integralmente clicca qui).

Per indicazioni più approfondite, rimando al sito ferrate365 dove trovi l’itinerario a questo link.


DifficoltàEEA – D
Dislivello (m)1500
Quota partenza 2095
Quota vetta 3343
Tempo A/R (ore) 7
Sviluppo A/R (km) 10
Segnavia –

Agosto 2020 per me aveva un solo nome e un solo obiettivo: Marmolada – Punta Penia a 3343 m, per poter andare a trovare Carlo Budel a Capanna Penia e poter deliziarci di uno strudel assieme.
L’avventura ha preso presto forma e il giorno 11 Agosto, assieme alla mia amica Francesca e a Giovanni, la nostra bravissima guida alpina, abbiamo cominciato la salita. Per rendere l’esperienza più bella e magica, abbiamo deciso di dividerla in due tranche: per prima cosa poter salire al Rifugio Ghiacciaio della Marmolada a 2.727 m, poterci deliziare di un’ottima cena condivisa in rifugio, guardando anche un meraviglioso tramonto ed una alba da togliere il fiato e poter così partire la mattina del 12 Agosto. I 700 m che dividevano il Lago Fedaia dal Rifugio sono diventati quindi l’ultimo ostacolo che ci separava dal nostro sogno: con l’approccio da Yogi, avevo deciso di godermi ogni singolo metro ed ogni minuto del mio tempo per portare con me quelle emozioni e ricordi come indelebili. Il giorno successivo alle 5.30 sono scesa dal letto prima della sveglia, perchè il colore rosa del cielo entrava all’interno della camerata, distogliendomi dal sonno, già alquanto movimentato e minimo. Probabilmente sarà stata la tensione della prima ascesa alpinistica, quella che ogni atleta sogna e ricorda per sempre: insomma, un momento del genere non andava sprecato a letto insonne ma andava immortalato.

L’aria fresca del mattino mi ha subito accolta in modo rigido e dolce allo stesso tempo: mancava ormai davvero poco alla partenza e la destinazione era sempre più vicina ma ciò creava tensione ed euforia, anche ampliato dal ginocchio che, sembrava fatto apposta, aveva cominciato a fare molto male da 4 giorni. Tempo di fare video e foto ad un’alba spettacolare, tempo di fare colazione al volo e si parte! La tensione aumenta sempre di più e la prima ora di camminata scorre veloce e forse non è nemmeno un’ora: il tempo sembra essersi fermato e nel giro di breve vedo Sasso Piatto, Sassolungo, Sass Pordoi e la cima Vernel davanti a me e poco dopo ecco il ghiaccio per la mia prima volta di ramponi e piccozza. La tensione è svanita totalmente non appena ho avanzato il primo passo: ogni parte del corpo ha trovato il proprio equilibrio, l’armonia dei movimenti e l’adrenalina dello spirito si sono fusi fino all’imbocco della ferrata. Tempo di riporre piccozza e ramponi e si parte: solo la via attrezzata rimaneva fra me e Carlo Budel. Si parte! La ferrata scorre bene: tutte le difficoltà tecniche della Ferrata delle Trincee sembravano lontane per il mio corpo ora forse più flessibile e pronto a movimenti con ampie estensioni della gamba; affianchiamo trincee austriache molto suggestive e l’unica difficoltà forse è il fiato, che a quota 3.000 m comincia a farsi sentire ma l’entusiasmo è davvero pazzesco e tra foto e posti incredibili, il tempo scorre rapido: non sono neanche le 11 e già vediamo la croce: in brevissimo percorriamo l’ultimo tratto ghiacciato che ci separa.
Siamo in cima! Siamo in vetta! Vediamo Carlo! Vedo un panorama mozzafiato! Pensieri confusi si amalgamano tra di loro: rido, piango, fotografo, sono felice, chiamo la mia famiglia…sono un turbine di emozioni positive ed è solo pura gioia! È solo immensa soddisfazione! Ci avviciniamo a Capanna Penia, parliamo con Carlo, scattiamo le foto di rito, mangiamo lo strudel più buono della vita e giuriamo di rivederci presto! Nonostante ciò, l’avventura non è ancora finita: dai grandi alpinisti ho appreso che la vetta è solo metà del percorso e che molti infortuni e tragedie sono successe proprio non in fase di ascesa ma in discesa. Con rispetto e con la tensione giusta, ci avviciniamo alla via Normale del ghiacciaio Marmolada, che noi percorreremo in discesa dopo un breve tratto di ferrata. Qui rimane solo una vera difficoltà: a causa del riscaldamento globale, che ha giocato un ruolo fondamentale, il ghiacciaio si è ridotto di un metro e mezzo rispetto a Giugno 2020 per cui ora, per passare dalla ferrata alla Via Normale, è necessario calarsi in corda doppia per un tratto di 10 metri. Ecco, forse sono stati i dieci minuti peggiori dell’intera avventura: forse perchè non ero preparata mentalmente o forse perchè non me lo aspettavo; fatto sta che qui la paura della prima calata in doppia è emersa un pochino anche se è solo questione di pochi minuti. Non appena tocco il ghiaccio, c’è solo tempo di rimettere ramponi e riprendere la piccozza: da qui in poi è tutta discesa, anche nel vero senso della parola 😊 Sono la prima della cordata e devo seguire le tracce di chi è salito in precedenza: non è particolarmente difficile però la stanchezza comincia a farsi sentire ma dura solo poco più di un’ora perchè la prospettiva del pranzo al Rifugio Pian dei Fiacconi è ormai reale e ci rallegra. Completiamo il ghiacciaio, riponiamo tutta l’attrezzatura negli zaini ed infine scendiamo le ultime centinaia di metri di dislivello: ora è tutto reale! Ce l’ho fatta, ho conquistato la Marmolada: il mio sogno si è finalmente realizzato!