C’è un posto magico tra la provincia di Arezzo e di Forlì-Cesena. Anzi, un luogo mistico, oserei dire. Un crocevia di molti cammini, di personaggi illustri e di pellegrini. Una storia millenaria, che si mischia con la religione, tra leggende e verità.
Conoscete le Foreste del Casentinese? No? Ed allora cosa aspettate? Vi racconto il nostro itinerario, super consigliato, per vivere tra queste montagne così particolari!
Prima di partire per il viaggio, ti dò un consiglio! Noi abbiamo alloggiato a Campigna, presso l’Hotel Granduca Campigna per 3 notti. Tuttavia, a prescindere dalla posizione dell’alloggio (più o meno centrale), ci sono dei veri e propri must che devono essere visitati!
Poppi

L’inizio di una vacanza intensa e piena di entusiasmo! Poppi ci accoglie alla sommità di un colle, con uno spirito maestoso, che solo chi è BORGO DEI BORGHI sa offrire.



Il suo fulcro principale è senza dubbio il castello medievale, in cui secoli di storia si incrociano sotto le dinastie dei Conti Guidi e noti personaggi, fra i quali Dante Alighieri.
Questo edificio risale al XIII secolo ed è uno dei monumenti più visitati dell’intera provincia aretina. L’interno è un susseguirsi di tesori, con il suo apice nella millenaria e preziosa biblioteca Rilliana che conserva 25000 tomi allo stesso tempo pesanti, fragili, rari ed antichi.
Di particolare nota poi anche il salone delle feste, l’alta torre che offre incredibili panorami e la cappella dei Conti Guidi decorata da affreschi trecenteschi di Taddeo Gaddi, allievo di Giotto.



Campigna
Sede dell’hotel ma è anche la foresta secolare che ci accoglie, con i suoi guardiani d’eccezione: i magnifici cervi a neanche 100 m di distanza dal parcheggio.


A non troppa lontananza troviamo il Passo Calla, a 1296 m, da cui partono innumerevoli escursioni. Posto al confine fra le provincie di Forlì-Cesena e Arezzo, il valico è stato aperto solo negli anni 30 del 1900.
Da citare naturalmente, come cime più importanti, sono il Monte Falterona ed il Falco.



Nel periodo in cui ci siamo stati noi (Aprile 2022), c’era ancora troppa neve ed abbiamo trovato una giornata davvero ventosa per poter arrivare in cima.
Tuttavia il percorso, seppure parziale, è stato suggestivo: partendo dal passo La Calla, sul lato occidentale del valico, subito a sinistra rispetto ad un bar-ristorante, si imbocca un comodo sentiero segnalato che si innalza lungo il crinale boscoso. Procedendo in una magica faggeta, si aggira il Monte Gabrendo e, attraversata una pista da sci abbandonata, si raggiunge il Rifugio la Burraia (1450 m).
Nata come “stalla granducale”, negli anni 50 venne trasformata in una colonia montana. Nei pressi si trova anche il Rifugio Città di Forlì, che però è attualmente chiuso.



Da qui, lo spirito di sopravvivenza ha prevalso sull’incoscienza di raggiungere le vette.
Sono certa però che tu riuscirai a godere di un panorama davvero unico! (E poi ricordati di condividere le foto con me eh! 🙂 )
La Verna

Nuova giornata, inizia l’avventura!
Da Campigna a Chiusi della Verna c’è una distanza di circa un’ora in macchina.
Dal parcheggio, si imbocca il sentiero natura, che in una buona mezz’ora conduce all’intero comprensorio. Non prima di aver visto cartelli crocevia di moltissimi cammini (tra cui 1) Sentiero Italia, 2) Cammino francescano, 3) via Romea Germanica).
La foresta appare in uno stato quasi primitivo, con il muschio sugli alberi da pelle d’oca.
Il silenzio assordante e la maestosità degli alberi, con la loro vertiginosa altezza, davvero tolgono il fiato!



Il monte, ricoperto da una monumentale foresta di faggi e abeti, è visibile da tutto il Casentino e dall’alta Val Tiberina ed ha una forma inconfondibile con la sua vetta (1283 m) tagliata a picco da tre parti. Sopra la roccia ed avvolto dalla foresta si trova il grande complesso del Santuario, che dentro la sua massiccia ed articolata architettura custodisce numerosi tesori di spiritualità, arte, cultura e storia.
Il santuario della Verna si erge lassù ed è molto più grande di quello che si può immaginare: corridoi, cripte, grotte, chiese, sassi, cappelle e dipinti. Nell’estate del 1224 San Francesco si ritirò sul monte della Verna per i suoi consueti periodi di silenzio e preghiera. L’evento delle stimmate e l’esempio di vita sono il bene più prezioso che Francesco consegna ai frati della Verna.



Il tempo scorre rapido, ma non si può abbandonare il luogo prima di averlo visto frontalmente, ovvero come appare da tutte le foto classiche. Sì, perchè arrivare dal percorso natura, per quanto magnifico, significa anche giungere dal retro del santuario. Effettivamente questa visuale dal basso toglie davvero il fiato e c’è solo la gioia di condividere il pranzo sul prato!
Non c’è troppo intervallo per il riposo perché Camaldoli, a trenta minuti abbondanti di macchina, ci aspetta! Ma questa è un’altra storia 🙂
Camaldoli
Ore 15.40. Timing non corretto per cominciare una escursione ma è già la seconda esplorazione della giornata!
Partenza: Monastero di Camaldoli; Obiettivo: Eremo di Camaldoli.



Zaino in spalla, nuovamente scarpe da trekking e si parte! Lo scenario non è così diverso da quello della mattinata, tra foreste millenarie ed un’aria di spiritualità e silenzio che solo questi luoghi sanno offrire.
La salita non è complessa ma l’orario stretto mette un po’ di pressione! Anche qui, troviamo nuovi crocevia di cammini, tra cui sempre la via di Francesco.
L’arrivo è in meno di un’ora all’eremo, dove subito ci viene proposta una visita guidata al suo interno della durata di 30 minuti! Chi siamo noi per dire di no?
Camaldoli, fondata mille anni fa da San Romualdo, è una comunità di monaci benedettini.



Emerge un’esplosione di Barocco che non ti aspetti (vista la sacralità esterna) insieme ad un silenzio di preghiera e di rifugio dalla società, con ancora 9 monaci che abitano qui, nella totale esclusione dal mondo!
Essa è un agglomerato di celle eremitiche con la chiesa per la preghiera comune. All’inizio erano cinque, ora le celle del Sacro Eremo di Camaldoli sono venti e sono distribuite su cinque file che si snodano oltre il cancello della clausura.
La cella più recente risale al 1743. Oltre alle celle eremitiche il complesso dell’eremo è composto da edifici comuni che ospitano la biblioteca, il refettorio, una piccola foresteria e degli spazi per gruppi, incontri e la preghiera personale.



Questo ambiente ci lascia davvero il cuore colmo di energia e di pensieri. Credo che questa giornata così piena ci abbia insegnato molto!
Diga e Lago di Ridracoli
Previsioni meteo incerte: pioggia minacciosa, neve sulle cime e sporadici cenni di sole più a bassa quota. Se la mattinata ha segnato un tentativo al Falterona ed al Monte Falco, purtroppo fallito miseramente dal freddo glaciale e dal vento fortissimo (vedi paragrafo CAMPIGNA), il primo pomeriggio ha svoltato completamente la giornata!
L’arrivo alla diga è segnato dalla rapida ascesa a piedi, dopo aver lasciato la macchina al parcheggio tre km prima, ed aver rinunciato alla navetta, peraltro inclusa nel biglietto.
Perché sì, per andare a visitare il lago Ridracoli serve pagare 5€…ma ne vale la pena!
Una volta giunti, lo scenario si apre ed il sole timidamente comincia a farsi notare. Solo gioia!


Un perfetto esempio di equilibrio tra ingegneria umana ed ambiente naturale, è lo sbarramento artificiale del Fiume Bidente di Ridracoli e del più breve Rio Celluzze che, dagli anni ’80, fornisce acqua ad oltre un milione di persone della Riviera Romagnola e della pianura delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.
Il territorio attorno alla diga è attraversato da numerosi percorsi naturalistici ed il sentiero più amato è però quello che conduce al rifugio Ca’ di Sopra. Esso è raggiungibile dalla diga tramite una passeggiata su sentiero in mezzo al bosco di circa 40 minuti, oppure nei periodi in cui è attivo, tramite il battello.
Questo dunque è il nostro obiettivo ed è anche dove viene festeggiata la Pasqua 2022, con l’apertura di un buonissimo uovo di cioccolato!

Che dire dunque, sono certa che questi luoghi magici e pieni di magia potranno farti vivere dell’emozioni meravigliose anche a te!
Se conosci altri luoghi immancabili del Casentinese scrivili nei commenti 🙂