Sordevolo (Biella). Siamo nel Nord Italia, al confine tra Piemonte e Val d’Aosta, dove i monti si fondono tra di loro ed emergono i capolavori delle Alpi. Tra cime magnifiche si cela una vallata nascosta, che protegge e introduce tutto questo spettacolo.
Qui non si trovano vette di 4000 m, tantomeno ghiacciai, ma un incrocio di storia e di cammini. Quello di Oropa e la via Francigena tanto per citarne alcuni.
Sì, perchè uscire dall’autostrada a Santhià è condizione necessaria per l’avvio di questa avventura meravigliosa e “diversa”.
Quanti di voi sono abituati a percorrere solo vie in alta montagna, dove la vegetazione si dirada sempre più per lasciare spazio alle rocce nude e crude? Potrei giurare il 99%.
E se invece vi dicessi che esiste un luogo, lungo le pendici dell’Elvo, in cui l’acqua, la roccia, la vegetazione, le cascate e l’adrenalina si incastrano alla perfezione, voi mi credereste?
Vediamo meglio a cosa mi riferisco!

Caratteristiche tecniche
- Luogo: Sordevolo (Biella), Valle Elvo
- Parcheggio: Via Eugenio Bona, 22
- Avvicinamento: 20 minuti
- Ferrata: 2 ore
- Altitudine ferrata: dai 580 ai 735 slm
- Dislivello ferrata: 170 m
- Altitudine massima: 800 m
- Difficoltà: AD
- Alpi Pennine

Si parte!
Gita sociale con il Club Alpino Italiano (CAI). 30 persone presenti. Giornata non delle migliori dal punto di vista meteorologico, con previsioni di pioggia dalle 14. Non ottime premesse per affrontare una via ferrata in maniera agile e veloce, soprattutto nelle vicinanze di un fiume.
L’avvio è un contornare l’argine dell’Elvo, facendo attenzione a non affondare troppo lo scarpone dentro l’acqua fuoriuscita. Non appena questo primo tratto termina, scaldando le gambe, parte un sentiero nel bosco, che conduce alla parte sicuramente più suggestiva del percorso.
Ponte tibetano

Meraviglia a parte, inizia anche qualche difficoltà. Sì, perchè il primo ponte tibetano emerge da dietro una roccia…e preoccupa.
Credo che questa sia stata la sesta ferrata, con anche alcune passate esperienze molto difficili: ad esempio, quella delle Trincee, di fronte alla Marmolada.
Eppure stavolta ho avuto paura. Lo ammetto e non voglio negarlo.
Non è giusto nascondere quello che ho provato e quello che la pancia mi ha detto.
La visione di quel cavo sospeso a diversi metri di quota, con sotto il torrente che scorreva energico, mi ha fermata per un attimo.
O forse solo il tempo dell’attesa dei miei compagni davanti a me.
E’ una di quelle sensazioni in cui sarebbe sempre meglio andare dritto e mai fermarsi, perchè quando ti fermi PENSI. Se pensi ti BLOCCHI. E se ti blocchi inizi ad IMMAGINARE scene nella tua mente.
Immagini a cosa potrebbe accadere se ti scivolasse un piede. Pensi a come rimarresti appesa come un salame, nell’arduo tentativo di ritornare sul cavo, senza fare l’equilibrista.


Ecco, in queste situazioni, il non avere persone davanti potrebbe aiutare.
Alla fine dei pensieri, il ponte tibetano comincia e bisogna procedere, ma non troppo rigidi nè tantomeno rapidi. Ecco però che sopraggiunge un tremolio alla gamba destra a distogliere l’attenzione. Ma vinco io ed arrivo in fondo!
Esulto fuori e dentro di me. Mi ricarico e mi concentro!
Questo assalto di adrenalina è stato la spinta che mi ha dato tutta la forza per completare l’ancora lungo percorso che segue.
Cascate e mulinelli

La seconda parte è una bellissima esplorazione lungo il fiume, con sali e scendi con pioli ma anche tratti di sentiero, che connettono i vari agganci di ferrata. Non è insolito camminare da un masso all’altro, per raggiungere gli scalini con la ripresa del sentiero attrezzato.
Quello che mi ha lasciato completamente stupita e meravigliata, è stato l’avvicinarsi e lo superare cascate scroscianti.
Tu sei lì, appeso con il tuo imbrago, che saltelli (si fa per dire!) da un piolo all’altro, prestando attenzione a non scivolare, e poi ti giri e vedi questa enorme massa d’acqua, così rumorosa, potente e intimorente allo stesso tempo.
Credo che questo sia stato sicuramente il tratto che mi abbia più colpita, ma d’altronde le immagini parlano da sole ed è di facile immaginazione l’emozione provata in quel momento.

Chiusura della via e ponti tibetani
Come si dice? L’appetito vien mangiando! Già, e così è stato 🙂
Una volta superata la paura del primo ponte, si infonde una carica di sicurezza ed autostima. Dunque, passata anche la meravigliosa cascata, rimane l’ultima mezz’ora del tragitto.
Ora i pioli diventano sempre più scivolosi e qui davvero l’umidità emerge senza dare tregua. Aggiungi anche che è cominciato a piovigginare e si crea un bel mix!
Fortunatamente, il tempo riesce a reggere e quindi è un rapido susseguirsi tra le simil-cenge che percorrono ed attraversano il tratto terminale. Qui ci si deve spesso abbassare per non toccare la parete sopra con il casco. Ancora un pò di sforzo, lunghe gambate tra uno scalino e l’altro…ed è fatta! Ah no, mancano ancora i due ponti tibetani!
Ma ormai, con tutto il percorso alle spalle, l’esperienza fatta l’ora prima e la voglia di terminare tutto in un bel pranzo, riducono al minimo il timore di una nuova duplice sospensione.
I cavi sono più corti, la mente è più concentrata e…via veloce! Si sorride solo per la foto!
E’ finita! Siamo in fondo 🙂

Stanchi ed affamati, ci si butta finalmente per terra a mangiare il mai così tanto desiderato panino! Oh, quanto era buono!
Dopo la meritata pausa pranzo, il rientro avviene spedito lungo il sentiero. Dopo una prima erta salita di 10 minuti, poi è solo un susseguirsi di case, pascoli, incontri con pastori, fino al raggiungimento della macchina.
Che meravigliosa esperienza!
Come ogni avventura che si rispetti lascia sempre qualcosa, qui ho imparato tanto a focalizzarmi sull’attimo e non lasciare andare via mai la mente.
Ne sono certa, la prossima volta quel piede destro vibrerà di meno!
Che emozione essere a contatto con un gigante della natura come l’acqua, adoro l’empatia che hai con la natura, chissà che alla prossima ferrata ci sia anch’io a condividere queste emozioni 😜
Grazie di cuore 😍 E non aspetto altro che percorrere una facile ferrata assieme, piolo dopo piolo!! L’empatia e le emozioni sono sempre il motore del mondo…anche su un cavo d’acciaio! Anzi, forse soprattutto 💚