Lei è Valentina. Lui Franco.
Insieme hanno creato il progetto Api e Vinci sui Monti Liguri – AVML che su Facebook o Instagram trovate come AV_sui_montiliguri.
L’Alta Via dei Monti Liguri è una fascia montana di 440 km che attraversa l’intera Liguria, dalla provincia di Imperia fino al confine con le Apuane, nella provincia di La Spezia.
Si può passare per le vallate da Ovest ad Est o viceversa. Ponente ha un sapore agrumato di limoni o arance da spremere e la delicatezza acidula dell’olio d’oliva. Levante invece significa Val D’Aveto e Val di Vara, dalle aspre cime rocciose, i suoi prati con i cavalli selvaggi in estate e le pale eoliche facilmente riconoscibili.
In mezzo, falesie con pareti impressionanti oppure luoghi adatti ad archeotrekking per un passo nella storia ed uno nel presente. Ci si trova in un continuo rimando tra strade antiche, grotte paleolitiche e percorsi più recenti, con borghi sia antichi che moderni, tra tradizione e futuro.
Conosciamoli dunque meglio i due protagonisti di questa avventura, all’interno di questa sincera intervista, in cui Franco e Valentina ci rivelano i retroscena di un cammino a volte facile, altre volte complesso ma sicuramente suggestivo come l’Alta Via dei Monti Liguri.
Tra borghi, passi, percorsi lungo l’entroterra, lasciatevi trasportare in questo viaggio lungo il tratto ligure del Sentiero Italia.


- Franco, Valentina benvenuti! Prima di cominciare con il racconto del vostro bellissimo progetto, potete narrarmi meglio chi siete con una breve descrizione di voi dal punto di vista lavorativo e di passioni nel tempo libero?
Franco: Sono Franco Api, lavoro in AMT, sono ingegnere civile edile e sono responsabile della manutenzione civile e tecnologica e ambientale. La mia passione nel tempo libero è stare in ambiente, praticando sia semplici escursioni, sia arrampicata e alpinismo, con qualche piccola digressione talvolta in ambienti speleo. Certamente un grandissimo appassionato di montagna e dell’ambiente, soprattutto quello più incontaminato.
Valentina: Sono Valentina Vinci e attualmente lavoro in RINA. Dopo un percorso di studi nel campo delle relazioni internazionali, oggi nel mio lavoro mi occupo della ricerca di opportunità di finanziamento (es. finanziamenti europei) e della preparazione delle proposte progettuali da presentare agli enti finanziatori per ottenere fondi. Nel tempo libero mi piace muovermi e stare all’aria aperta. In generale mi piace leggere, viaggiare, scoprire luoghi nuovi, conoscerne la storia, apprezzarne le tradizioni. Il fine settimana è sempre dedicato alla montagna!
- Di conseguenza, da quanto tempo andate in montagna e cosa rappresenta per voi la Natura in generale?
F: vado in montagna da quando avevo 14 anni, ai tempi ci andavo con il gruppo parrocchiale al quale appartenevo. Nella mia famiglia nessuno è mai andato in montagna, questa passione deve evidentemente avermi preso dentro quando ero ragazzo, per i posti di incredibile bellezza che frequentavo.
V: anche nella mia famiglia non c’è una cultura della montagna, anzi tutt’altro viste le mie origini pugliesi. Io ho scoperto la mia passione per la montagna in tempi relativamente recenti, da circa una decina d’anni… e devo dire grazie a Franco, con il quale ci conosciamo da 20 anni (dai tempi della parrocchia!). La montagna e la natura hanno tanti significati per me, che vanno dal benessere fisico ad una sorta di introspezione spirituale. Mentre cammino immersa nella natura, alla montagna confido segreti, con la montagna misuro me stessa e cerco di superare i miei limiti, grazie alla montagna riscopro che “i legami più profondi non sono fatti né di nodi né di corde, eppure nessuno li scioglie” (Lao Tze)



- Fate parte del CAI (Club Alpino Italiano) da molti anni, seguendo anche corsi ed attività didattiche come accompagnatori. Secondo voi, che tipo di valore potrebbe infondere questo gruppo alle persone che ancora non ne fanno parte? Quanto è importante che un appassionato possa fare parte del CAI ed alle sue attività? Ci sono dei valori per cui è bene essere iscritti?
F, V: Siamo entrambi Accompagnatori di Alpinismo Giovanile, un particolare settore del CAI le cui attività sono dedicate ai giovani. Dedichiamo grossa parte del nostro tempo libero alle giornate in ambiente con bambini e ragazzi. Ci entusiasma trasmettere loro la nostra passione per la montagna e per l’ambiente: dopo tanti anni ancora non ci abituiamo all’emozione di vedere la gioia, la soddisfazione e la gratitudine nei loro sorrisi quando arriviamo insieme in vetta. Il valore aggiunto del fare questa attività all’interno del CAI non è solo quello di trasmettere i loro valori di condivisione, rispetto e passione per la montagna, ma anche il fatto che questo ci offra la possibilità di essere un bell’esempio di adulto. In un mondo in cui la competizione sembra essere tutto, l’Alpinismo Giovanile offre ad ogni ragazzo la possibilità di essere semplicemente sé stesso, utilizzando l’ambiente della montagna come palestra di crescita personale.
Entrambi crediamo nel “valore della cordata”, il valore dell’affidarsi l’uno all’altro e dialogare semplicemente stando in silenzio, che ti lega anche dopo aver riposto la corda nella sacca e che puoi vivere anche facendo del semplice escursionismo, capendo che in vetta si arriva insieme e si scende sempre insieme. Questo è il valore che cerchiamo di trasmettere ai nostri ragazzi e che riteniamo possa essere uno dei valori più importanti che si può sperimentare iscrivendosi al CAI.

- Ora torniamo all’argomento principale: il progetto AV_sui_montiliguri. Di cosa si tratta e quando è nata l’idea di percorrere a tappe (o come dite voi “a stappe”) l’Alta Via?
V: L’idea è nata a novembre 2018 di ritorno da un’escursione sul monte Gottero, nello spezzino. Quel giorno, sulla via di discesa, abbiamo incontrato una palina segnaletica dell’Alta Via riversa a terra e l’abbiamo rimessa al suo posto. In quel momento ci siamo chiesti: perché non la percorriamo tutta?
F: Io ero molto perplesso perché dal punto di vista logistico non era cosa semplice, soprattutto perché non ci piaceva l’idea di percorrerla tutta d’un fiato.
V: … ma la mia testa dura e i miei occhioni dolci lo hanno intenerito. L’dea che gli ho lanciato, e che lui stranamente ha accolto, era quella di utilizzare l’Alta Via come filo conduttore per scoprire lentamente la Liguria e soprattutto il suo entroterra, con la sua natura, i suoi paesaggi, i suoi colori, la sua storia e perché no, i suoi sapori!
F: La scelta di fondo è stata quella di “gustare” il viaggio anziché consumarlo velocemente. Non eravamo interessati a “smarcare” l’Alta Via, ma desideravamo lasciarci incuriosire dai territori che questa attraversava.
V: marchio distintivo poi, è che le nostre non erano tappe di Alta Via ma “stappe”. Siamo appassionati di birra e abbiamo scelto di onorare la fine di ogni tappa stappando una birra artigianale rigorosamente prodotta nel territorio attraversato durante la nostra escursione.




- Quanto tempo è servito per percorrerla interamente?
F, V: La nostra idea iniziale era di portare a termine il nostro progetto nell’arco di due anni, senza però darci dei tempi troppo stringenti, sia perché volevamo assaporare e scoprire lentamente la Liguria, sia perché non volevamo rinunciare tout court alle salite in alta montagna e all’alpinismo, oltre che all’attività di Alpinismo Giovanile. Purtroppo, le note vicende legate alle restrizioni alla mobilità nel periodo pandemico hanno fatto si che il nostro progetto si sia realizzato poi in tre anni, con un totale di 28 stappe percorse in ogni stagione dell’anno e in ogni condizione climatica e ambientale!
- Tutti coloro che seguono Nature Mind Explorer, sia su Instagram che sul sito web, sanno quanto io ami l’Alta Via dei Monti Liguri ed anche come io sia affezionata a questo percorso. Per voi, che cosa rappresenta invece?
F, V: Per noi ha rappresentato un viaggio intenso alla scoperta di un territorio dove viviamo da sempre ma che non credevamo di conoscere così poco.
- Avete trovato delle particolari difficoltà lungo il percorso?
F, V: Se affrontato in primavera o autunno, è un percorso prettamente escursionistico che non richiede particolare abilità o attrezzatura, al netto di un abbigliamento adeguato e di una sufficiente preparazione fisica. L’AV può essere invece completamente diversa se alcune tappe vengono percorse in ambiente invernale innevato. Ad esempio, abbiamo affrontato la tappa del Saccarello (ndr il monte più alto della Liguria, 2200 mt) il 6 gennaio 2019: è stata decisamente alpinistica, in quanto le condizioni della neve non erano ottimali e sarebbe stato impossibile arrivare sulla vetta del Saccarello senza ramponi e piccozza.


- Come vi siete organizzati logisticamente con i mezzi di trasporto visto che le tappe non sono mai percorsi ad anello ma di durata sui 15-20 km per tratta?
F, V: Generalmente abbiamo pensato di muoverci con due macchine portandone una all’arrivo della tappa e l’altra all’inizio del percorso. Ovviamente questa scelta comporta costi doppi e tempi di trasferimento che devono essere tenuti in considerazione soprattutto nel caso delle tappe percorse in inverno quando le giornate sono più corte. In realtà, abbiamo avuto numerosi angeli custodi (Eli, la moglie di Franco, Giovanni e Margherita, i genitori di Vale) che in più d’una occasione sono venuti a prenderci a fine tappa, approfittandone per una gitarella fuori porta!
- C’è una tappa in particolare che vi è rimasta nel cuore più delle altre?
F, V: Indubbiamente la tappa del Saccarello. Siamo arrivati in vetta all’imbrunire, nonostante la partenza all’alba dal Rifugio Allavena. E’ stata una giornata dura e faticosa, ripagata però da un tramonto indimenticabile che, dalla cresta, ci ha permesso di lanciare lo sguardo fino all’orizzonte, dove fra le sfumature rosse e azzurre ha fatto capolino la Corsica. Poi è sopraggiunta la notte ed il cielo era incredibilmente stellato. Ci siamo sorpresi di quante stelle si potevano vedere, così, tutte insieme, non credevamo che potessero esisterne così tante. Grazie alle immancabili pile frontali presenti nel nostro zaino, siamo poi riusciti a raggiungere le auto, dove Giovanni e Margherita ci aspettavano preoccupati, non riuscendo a mettersi in contatto con noi.

- La bellezza dell’AVML è quella di percorrere un territorio dell’entroterra, attraversando borghi e paesi molto antichi e con storie eccezionali. Ricordo di aver spesso toccato, anche se per poco, alcuni centri e roccaforti di rara bellezza e di aver interiorizzato tutto. Vi è successa la stessa cosa in alcuni luoghi?
F, V: Abbiamo visitato molti borghi dell’entroterra, ognuno con le sue peculiarità e cercando di approfondirne il passato. Arrivare a Pigna (IM) di sera, con la nebbiolina, l’odore della legna che ardeva nei camini e i cacciatori che rientravano dalla loro giornata nei boschi ci ha fatto immaginare di essere dentro una specie di fiaba intrisa di storia e tradizioni.
- Domanda schietta e risposta sincera: meglio Ponente o Levante? 😊 Ci sono differenze sostanziali che avete trovato da un estremo all’altro della Liguria?
F, V: Di primo acchito ti avremmo risposto Ponente, in quanto la parte alpina offre scorci e paesaggi assolutamente mozzafiato. Poi però abbiamo pensato che anche il Levante ci ha sorpreso tanto, con le immense faggete e le vedute sulle ampie vallate bucoliche come quella della Val di Vara. E che dire del tratto di Alta Via che circonda Genova, dal quale ti sembra di poter toccare il mare con un dito? Forse la parte un po’ più monotona è quella della Val Bormida, non tanto perché non sia bella e interessante, ma perché essendo ad una quota più bassa ha una minore possibilità di scorci panoramici. In definitiva però a domanda schietta diamo una risposta sincera: l’Alta Via è tutta meravigliosa!

- Ci raccontate qualche aneddoto che vi è capitato lungo il percorso? (es. Incontri interessanti/Luoghi meravigliosi/Condizioni climatiche particolari/Animali selvaggi)
F: oltre al percorso di scoperta culturale ed eno-gastronomico, io ho pensato che fosse bello redigere per ogni tappa una relazione molto dettagliata rilevando la traccia GPS comprensiva di indicazioni su ogni bivio e descrizione del percorso. Qualche volta, per fare questo ho percorso in anticipo le tappe per preparare il lavoro. Durante una di queste tappe, da solo sull’Alta Via, un lupo evidentemente mi ha visto. Io ero solo e l’ho scorto mentre si allontanava. Sapevo che si sarebbe nascosto da qualche parte per osservarmi passare, purtroppo non sono riuscito a vederlo di nuovo, ma incontrare un lupo è sempre un’emozione grande.
V: abbiamo percorso l’Alta Via in ogni condizione climatica. Io avrei apprezzato il sole ad ogni tappa, per godere della meravigliosa vista che ci può offrire questo percorso a metà tra cielo e mare. Talvolta ho costretto Franco a tornare sul tragitto, come nel caso della tappa dal Beigua al Passo del Faiallo, una delle più panoramiche, perché non potevo proprio accettare di averla percorsa in mezzo alla nebbia. Non è stata però l’unica occasione di giornata, diciamo, “diversamente soleggiata”. Un’altra tappa che porterò nel cuore è quella che dal passo del Bocco ci ha condotto alla Colla Craiolo passando per la cima del Monte Zatta. La vista avrebbe potuto spaziare sul golfo del Tigullio, invece una leggera pioggerellina ci ha impedito di lasciare andare lo sguardo all’orizzonte. Tuttavia, ci ha permesso di concentrarci su piccoli particolari che forse altrimenti non avremmo notato: fiori colorati accarezzati da gocce d’acqua, sottili fili d’erba, farfalle su fragili steli. Bisogna sempre saper cogliere il meglio e questa tappa ce lo ha ricordato in tutto e per tutto.
- Vi sarebbe piaciuto percorrerla tutta di seguito o il vostro progetto ha proprio senso solo nella divisione delle tappe non percorse successivamente?
F, V: No, non ci sarebbe piaciuto percorrerla tutta di seguito perché non ci interessava mettere nel curriculum l’Alta Via. il nostro vero obiettivo era entrare nel cuore della Liguria, l’Alta Via è stato il filo conduttore.


- Conoscete altre simili esperienze rispetto alla vostra percorrenza dell’AVML? In passato ci sono state associazioni come Va Sentiero o singole persone come Storie di Alta Via (nome Instagram) che hanno percorso questo tratto del Sentiero Italia. In cosa differisce il vostro progetto dagli altri?
F, V: Il nostro è un progetto strettamente legato ad un territorio che sentiamo nostro, e che abbiamo voluto scoprire e descrivere a modo nostro, focalizzando i racconti sugli aspetti che ci hanno colpito di più. In realtà non ci sentiamo di confrontare il nostro progetto rispetto a quello di altri, perché per noi questo viaggio è stato un percorso personale.
- A tutti coloro che vorrebbero intraprendere questo cammino come avete fatto voi, cosa consigliereste nello specifico?
F: una grande organizzazione, capacità di pianificazione dei percorsi e dei tempi e tanta tanta passione.
V: aggiungerei anche tanta curiosità… e un compagno di viaggio come Franco, perché la passione è ancora più bella se può essere condivisa.
- C’è una preparazione particolare che dovrebbe essere fatta per percorrerlo interamente tutto di seguito?
F, V: Indubbiamente percorrere una media di 20km al giorno per 20 giorni in qualsiasi condizione meteo presuppone una preparazione fisica adeguata, ma di certo non impossibile.


- Come ogni volta che si chiude un progetto, rimane quel senso di sospensione, di tristezza, di entusiasmo ma anche di attesa del successivo. Immagino sia stato così anche per voi: avete già in mente qualche nuovo piano per il futuro? Vi andrebbe di condividere con i lettori di Nature Mind Explorer?
F: Nella cosiddetta “to do list” ci sono milioni di cose da fare. Sarebbe splendido percorrere la Via Alpina, che unisce Montecarlo alla Svizzera lungo l’arco alpino occidentale. Certamente non la si potrebbe percorrere a tappe e sarebbe necessaria tanta preparazione e tanto tempo a disposizione.
V: è proprio come dici tu Federica, entusiasmo per aver portato a termine un progetto accompagnato da un po’ di senso di vuoto. Io per il momento non ho ancora pensato a nulla di concreto anche se i sogni nel cassetto sono tanti, dai viaggi internazionali (Ande? Himalaya?) alle piccole conquiste personali, perché poi in fondo sono le piccole cose, forse di poco conto per gli altri, ma in cui noi crediamo e alle quali diamo un senso, a rendere la nostra vita differente … e a regalarci la felicità!

Una bellissima esperienza che mette tanta carica e voglia di natura, complimenti e congratulazioni per il progetto! Non vedo l’ora di leggere su nature il prossimo racconto
Grazie! Questo racconto mette tanto entusiasmo e tanta voglia di replicare una impresa del genere! L’importante è avere sogni!🥰
Complimenti io con altri 3 amici abbiamo percorso avml nel 1991 in mtb.un viaggio appassionante durato 9 gg da Ventimiglia a Ceparana. All epoca senza telefono senza social, ma solo comunicazione del percorso inviata al corpo forestale regionale che puntualmente inviava una pattuglia nei posti tappa programmati. Un esperienza straordinaria che non dimenticherò mai.
Ciao Angelo, grazie per aver condiviso questi tuoi ricordi con Nature Mind Explorer! Se hai voglia puoi scrivermi i tuoi pensieri e raccontare le emozioni provate lungo il percorso con la difficoltà di percorrere il tragitto trenta anni fa! Sarebbe molto interessante!